Ipoacusia alle alte frequenze
In media un soggetto giovane normoudente è in grado di udire i suoni compresi tra 20 e 20.000 Hz. Tale limite superiore tende ad abbassarsi con il passare degli anni, pertanto in età adulta è normale perdere la capacità di percepire le frequenze più acute.
Ad esempio, un soggetto di 20 anni è in grado di percepire i suoni fino ai 17.000 Hz, ma una volta arrivato ai 30 anni il suo limite superiore scenderà fino a 16.000 Hz. A 50 anni, invece, la sua gamma uditiva raggiungerà massimo i 12.000 Hz.
Come già accennato, si tratta di un abbassamento fisiologico e di norma non desta alcuna preoccupazione, in quanto fa parte del naturale processo di invecchiamento. Tuttavia un ulteriore deterioramento del sistema uditivo a causa dei fattori sopra citati può modificare il campo dinamico dell’udito, abbassandone sensibilmente la soglia superiore.
La maggior parte dei suoni percepiti quotidianamente si aggira tra i 2.000 e i 5.000 Hz. Ad esempio, il cinguettio di un uccello corrisponde a 1.000 o 8.000 Hz, mentre il parlato ha una frequenza compresa tra i 2.000 e i 4.000 Hz. Pertanto un abbassamento del limite superiore del campo dinamico fino ai 7.000 o 8.000 Hz può avere pesanti ripercussioni sulla quotidianità di una persona.
In un primo momento, il calo dell’udito interessa proprio le frequenze più acute. Per questo motivo molti soggetti colpiti da ipoacusia anche lieve non sono in grado di seguire una conversazione in contesti ambientali rumorosi.