Come avviene il processo di selezione del suono?
Ma in che modo scatta questa selettività? Come abbiamo visto, sono molti i fattori a spingerci automaticamente a focalizzarci su un determinato suono, come ad esempio la sua familiarità o la sua prossimità. Naturalmente, anche un numero limitato di stimoli sonori in un determinato ambiente può favorire il nostro udito selettivo, in quanto ci risulta più facile concentrarci su un dialogo se le conversazioni simultaneamente in atto sono poche.
Altri fattori in grado di influire sull’ascolto selettivo sono legati a processi più strettamente connessi al cervello, come ad esempio il livello di attenzione. Se siamo molto interessati a un argomento, è facile infatti concentrarsi sul nostro interlocutore, anche se si trova lontano da noi. Anche la vista agevola questa sorta di attenzione selettiva, in quanto risulta molto più facile concentrarsi sulle parole del nostro interlocutore quando possiamo vederne anche il movimento delle labbra.
Ma come funziona l’udito selettivo dal punto di vista prettamente fisico? Abbiamo visto come il nostro orecchio sia in grado di filtrare i suoni lasciando passare solo quelli ritenuti più importanti dal nostro cervello. Tale azione di filtro è operata da una sottile membrana presente nell’orecchio interno, nota come membrana tettonica, in grado di reagire alle diverse frequenze (il rumore viaggia su frequenze comprese tra i 1.000 e i 10.000 Hz, mentre il parlato ha una frequenza compresa tra i 2.000 e i 4.000 Hz). Si tratta pertanto di un meccanismo fisico involontario: le nostre orecchie percepiscono tutti i suoni presenti in un determinato ambiente, ma solo determinate frequenze arrivano al cervello per essere elaborate.